In tuk tuk tra i templi di Angkor.

Superate le lunghe pratiche per entrare in Cambogia (un addetto guarda il passaporto, un altro lo firma, un altro mette il timbro, un altro lo riconsegna e l’ultimo prende le impronte digitali), fuori dall’aeroporto troverete diversi taxi pronti a portarvi nel cuore di Siam Reap.

Lungo Pub Street, numerosi locali, musica europea, musica locale, musica dal vivo, bancarelle, ristoranti, ore piccole.

Facilmente si offriranno un paio di persone pronte a guidarvi per i templi nelle vicinanze. Sono gli autisti dei tuk-tuk, quelle specie di ape-taxi che troverete in giro per diversi paesi asiatici. A volte, un pò spericolati.

Noi ci affidiamo a Mr. Sok. Ci dà appuntamento alle cinque della mattina seguente, per visitare all’alba Angkor Wat, il tempio della città. Arrivando alle prime luci, si capisce perchè l’UNESCO lo abbia inserito nella lista dei patrimoni dell’umanità.

Non siamo i soli ad arrivare a quell’ora. Centinaia di turisti e tuk tuk ci fanno compagnia. E’ il tempio meglio conservato di tutto il sito archeologico, e vi tratterrà un paio d’ore per essere visitato.

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Se non avete un programma ben preciso dei templi, sarà il vostro autista a portarvi in giro. Non c’è solo la possibilità dei tuk-tuk, ma anche quella di affittare delle biciclette. Alcuni templi sono abbastanza vicini tra loro, ma altri distano decine di km. Inoltre il caldo e l’umidità non aiutano di certo a pedalare.

Prima di dirigerci al Ta Prhom facciamo una sosta veloce a Srah Srang, la vasca della abluzioni, e al tempio di Banteay Kdei.

Le radici che avvolgono il Ta Prhom potrebbe giungervi familiari. Qui sono state girate alcune scene del film Tomb Raider. Scavalcherete massi, tronchi colossali, rovine cadute al suolo. Uno dei siti religiosi più affascinanti che si possano curiosare.E’ cosi che probabilmente vennero trovati i templi di Angkor dai loro scopritori. Tutti in balia della giungla.

Il tempio delle radici è costruito sulle stile del Bayon, che vedremo nel tardo pomeriggio, non prima di esserci inerpicati per la scalinata del tempio-montagna, il Ta Keo.

Una volta arrivati al Bayon troverete 216 enormi volti a guardarvi. Si dice rappresentino  Avalokitesvara (bodhisattva della compassione), o il sovrano che lo fece costruire, Jayavarman VII. Ogni blocco di pietra ha 4 faccioni che vi osservano da ogni lato.

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Dopo un riso e dei noodles  al Khmer Kitchen Restaurant, gironzoliamo per il night market della città godendoci un massaggio ai piedi e spalle. Troverete negozietti di massaggi ovunque, cosi come a Bangkok.

Il secondo giorno per templi inizia con una tappa veloce al Pre Rup, un altro tempio-montagna sormontato da cinque torri a forma di loto.

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Da qui comincia il nostro viaggio traballante di un’ora per arrivare alla “cittadella delle donne”. Il viaggio è piacevole. E’ l’unico momento in cui si può godere di arietta fresca.

Siamo al Banteay Srei. Il suo nome, “cittadella delle donne” sembra sia dovuto alla credenza che la realizzazione sia stata compiuta a opera femminile. E’ una piccola costruzione dai toni rosati, ben conservata e porta con sé incredibili bassorilievi. Vi sono decorazioni a ricoprire ogni parte delle pietre. Le più famose sono le figure femminili con il fiore di loto in mano.

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Anche il Ta Som si caratterizza per le radici che si inerpicano tra le pietre delle mura, mentre il Preah Neak Pean è formato da un vascone quadrato circondato da quattro piccole vasche. Pare che quattro statue si ergessero ai lati del vascone, di cui però solo una si è salvata.

Potete chiedere al vostro autista di riportarvi all’Angkor Wat per il tramonto, per qualche dollaro in più. Noi lo abbiamo fatto. Purtroppo le nuvole non ci hanno permesso di ammirare il sole rosso scomparire dietro le sue torri, ma tornare al sito è stato un modo per osservare particolari che non avevamo notato il giorno prima. E’ impossibile catturarli in un solo colpo.

Terzo e ultimo giorno in giro per i templi. Cambiamo autista, il nostro questa mattina non si è presentato. Non preoccupatevi, può succedere. Fuori dal vostro albergo ce ne saranno almeno altri dieci disposti a guidarvi alle vostre mete.

Questa mattina vorremmo vedere il Ta Nei. Mr. Sok già lo sapeva, e forse è per questo che è scomparso nel nulla. Il Ta Nei è un tempio immerso tra alberi e liane, la strada che porta al sito è sterrata e letteralmente in mezzo alla giungla.

Il numero di visitatori qui è quasi nullo. Si gode di ombra e spazio. Anche qui, come già nel Banteay Srei, la pietra è rosastra, e le radici e il muschio che coprono le mura rendono il tutto più affascinante.

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Un ultimo accenno va fatto a due siti. Il primo è il Baphoun, dove bisogno armarsi di coraggio e salire la ripida scalinata per inerpicarsi in cima. La vista vale la fatica. Qui è necessario che le signore abbiano le spalle coperte, e gli uomini non siano cosce all’aria. Pena restare fuori.

Il secondo è il Preah Palilay, invaso da enormi radici.

Lungo le strade che vi conducono ai templi, frutta, bimbi che giocano, amache, bancarelle, monaci, dipinti fatti a mano.

Come molte volte, la strada rimane affascinante quanto il luogo a cui conduce.

 

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