Tra vent’anni non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l’ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele.
Esplorate. Sognate. Scoprite.
Mark Twain
Sono passati anni dall’ultima volta che l’ho sentita, ma apparentemente questo distacco ci ha avvicinate. La condivisione degli stessi desideri, delle stesse paure, degli stessi sogni. Della gente che rema contro, di quelli che sanno dare solo giudizi, di quelli che non riusciranno mai ad ammettere che in fondo, forse, anche loro vorrebbero.
Ma si nascondono dietro ad un muro di non possono.
Quindi, amica, io ti dico: vai.
Tu non sei i dubbi delle voci altrui. Vai e resta in cammino. Cerca la tua, di aurora.
Lui è Nietzsche, 1886.
In questo libro troviamo all’opera un “essere sotterraneo”, uno che perfora, scava, scalza di sottoterra. (…) Vuol forse avere la propria lunga tenebra, il suo mondo incomprensibile, occulto, enigmatico, perchè avrà anche il suo mattino, la sua liberazione, la sua aurora? (…) In realtà, miei pazienti amici, ve lo voglio dire quel che cercavo là sotto, qui, in questa tarda prefazione (…). Non crediate che vi esorti allo stesso rischio! O alla stessa solitudine! Chi va infatti per queste vie tutte sue, non incontra nessuno: è questo che comportano le “vie tutte nostre”. Non viene nessuno a dargli manforte, nello stato in cui si trova; di ogni pericolo, caso, scelleratezza, maltempo in cui si imbatte, deve venire a capo da solo. Ha appunto per sè la sua via, momenti, per questo “per sè”: a tutto ciò si accompagna, per esempio, la consapevolezza che perfino i suoi amici non possono indovinare dove egli sia, dove vada, e talvolta si domanderanno “come? è ancora in cammino? ha ancora una strada?”
Aurora, Prefazione. Nietzsche, 1886